Gen 15

GUIDO PALMERO E LA SUA “MOVING ART”

Saluzzo, provincia di Cuneo. In questa città, tra stretti viottoli e suggestivi corpi di fabbrica di un Rinascimento ancora goticheggiante, ha sede il Laboratorio delle idee e delle opere di Guido Palmero. Sperimentazione artistica nuovissima, la sua; i suoi retrodipinti a pittura acrilica, ospitati in Mostra permanente a Nizza e a Brescia, sono espressione di una invenzione artistica di straordinaria evocatività.
Non di supporti tradizionali ma di parabrezza di automobile – oggetti quotidiani frammentati e dismessi – si serve Palmero per dare vita alla sua espressione artistica. Ma non è solo pop-art, quella di Palmero. C’è anche, e soprattutto, una grande sapienza artigianale. Con grande abilità l’artista lavora sul retro del suo supporto; la trasparenza del vetro enfatizza il tratto e la brillantezza del colore, steso con grande attenzione alla resa prospettica, alla caratterizzazione dei visi e agli intervalli tonali di luci ed ombre funzionali alla rappresentazione di stati d’animo.
Tecnica da bottega, tecnica da pittore- artigiano, quella di Palmero: aspetto che risulta particolarmente evidente nella caratterizzazione estremamente curata dei personaggi. Notevole è il dipinto “Omaggio a Michelangelo Pistoletto”. L’artista è rappresentato duplicato alla guida dell’automobile; alle sue spalle la “Venere degli Stracci”: tributo dell’artista saluzzese al grande interprete della pittura contemporanea su superfici specchianti e insieme riflessione critica sulla contrapposizione tra arte antica e moderna, tema caro a Palmero.
In alcune opere la tensione è il palpabile tema della composizione; è il caso del dipinto dal titolo ” via Caetani – 9.5.1978″ dedicato alla memoria del rapimento di Aldo Moro, in cui, tra sagome scure e rimandi evocatori (la coperta di color cammello, la targa dell’auto, la tonalità di rosso della carrozzeria), l’unico dettaglio fisiognomicamente caratterizzante gli occhi del brigatista Mario Moretti– riesce a dilatare lo spazio della tensione ben oltre quello circoscritto dal lunotto dell’automobile, sospendendo il tempo in un fotogramma di inquietudine estremamente angosciante.
Spazio che circoscrive una tragedia quello del sequestro di Moro, spazio di mediterranea felicità quello rappresentato nel parabrezza dedicato a cinque artisti maghrebini itineranti e alle loro opere, raffigurate in bella posa sul cruscotto anteriore. Rappresentate sul comodo contenitore di un parabrezza, le figure di Palmero sono personaggi che, neanche troppo metaforicamente, evocano il viaggio della vita, quasi personificazioni dell’archetipo junghiano del Viandante. Forse per questa tensione psicologica così vicina al comune inconscio collettivo esse toccano così intensamente l’osservatore, come se esso fosse parte in causa del loro viaggio, di quel viaggio, di quell’istante di vita che è colto e rappresentato in uno spazio finito.
Lo spazio chiuso di un automobile è dunque ambiente in cui si perpetua e si dilata il movimento, ma è anche spazio rassicurante, protettiva corazza contro le incertezze e i pericoli del viaggio (e della vita). Le opere di Palmero sembrano configurarsi come piccoli abitacoli itineranti vissuti da personaggi che nello spazio finito trovano alloggiamento infinitamente perfetto delle loro esistenze, delle loro tensioni, dei loro desideri, delle loro proiezioni, di tutto ciò che in loro è vita. L’abitacolo è veicolo per attraversare il mondo e, nello stesso tempo, spazio in cui ritrovare sé stessi. E’ un vagare, quello di Palmero, che invita ad interrogarsi sul senso del (proprio) viaggio, un viaggio che rende saggi, una peregrinatio che rimanda a quella, tutta letteraria, dell’Ulisse di Konstantinos Kavafis e che si configura come catartica rappresentazione del viaggio individuale di ogni uomo.
Pop-art, bottega di pittore e il senso della vita come viaggio: da questo raffinatissimo incrocio di sapienza antica e percezione contemporanea nasce l’espressione artistica di Guido Palmero (da accompagnare assolutamente con la colonna sonora degli Washed Out).
Anna Lisa Palazzo